Correva il tempo del mio primo addio. Spensierato, stralunato e nostalgico.
Il 2002 non mi riservò solo il balordo golden gol del coreano Ahn, l'arbitro Moreno impazzito e la prima vera cotta. Fu quello l'anno in cui dovetti salutare il mio passato per la prima volta.
Poche cose segnano una rivoluzione nelle nostre vite. Certo, il matrimonio, la nascita di un figlio, il superamento di una malattia, la ricerca di un lavoro e la perdita di una persona cara sono sicuramente in cima alla lista, ma stavolta vorrei parlare di altro. Più precisamente, di quello che tutti di comune accordo definiamo "trasloco"
E' curioso come a distanza di anni mi venga in mente di fotografare le mie chiavi di casa e "incollarle" sul blog. E' curioso pure il fatto che osservandole per bene non mi sembrino poi così vecchie.
Ricordo ancora il giorno in cui uscendo dall'abitazione dei miei nonni l'osservai per l'ultima volta come se fosse casa mia.
Ricordo che quando entrai nella vecchia Nubira di papà, sul balcone accanto al nostro c'era la signora Zara, inquilina del primo piano nonchè persona di riferimento della mia infanzia. Quasi si commuoveva e io non capivo perchè. Avevo dodici anni e non stavo certo partendo per l'Afghanistan.
Alzai la mano per salutarla. Non riesco a dire quale delle due mani fosse perchè nell'altra stringevo l'inseparabile Game Boy, causa sbattimento per cercare un "Pokemon raro" (la moda lo imponeva...).
Lei, la signora Zara, ricambiò. Lo sapeva bene che niente sarebbe stato più come prima per entrambi. Io ancora no.
Sul balcone di sinistra, il "nostro", c'era mia nonna. Ho un'immagine chiara dei suoi occhi lucidi. Era quasi disperata quando i miei, un anno prima, le dissero che avremmo cambiato casa per trasferirci in periferia.
In quegli occhi c'era il rimpianto di tutte le volte che zoppicando mi rincorreva per tenermi a bada. Era claudicante, ma dietro le sue passeggiate balbuzienti si celava il sapore romantico delle poesie di Neruda.
Avevo due, tre, poi cinque, dieci anni. Mi aveva visto crescere e tirato su quando mia madre si sparava duecento chilometri al giorno per andare ad insegnare in un paesello del Molise sperduto da Dio e dal mondo. Mi sembra che si chiamasse Civitacampomarano, ma di questo parlerò un'altra volta.
I nonni, la vecchia casa, il mio passato. Di tutto non posso che conservare ricordi ed insegnamenti che mi stanno spingendo verso la vita da grande.
Tutti i giorni, tornando da scuola, prendevo dal divano il Corriere dello Sport che mio nonno aveva appena comprato. Potevo restare ore a leggerlo dalla prima all'ultima pagina (a volte saltavo anche i compiti, ma non ditelo a nessuno) e credo che sia stato questo, insieme alla visione di un cartone animato come Tin Tin, a condurmi a piccoli passi verso il sogno di fare il giornalista.
Oggi, mentre ero impegnato a studiare il libro di storia, ho preso il mio cellulare di ultima generazione (se lo vedesse nonna chissà cosa direbbe...) e mi è venuto l'impulso di scattare una foto. Non so perchè, non so per come, non so nemmeno cosa aprano davvero. Se spalancano le porte di casa mia o della casa di qualcun altro.
Di certo, oggi, sono state necessarie per accedere alla mia "Camera con vista".
A dicembre saranno dieci anni che non vivo più al numero 4 di Via Cosimo Nuzzolo, ma quel giorno fatto di saluti e di addii sembra passato solo da qualche settimana. Il Game Boy viola adesso è nel cassetto, insieme al sogno che un giorno questi ricordi possano darmi la forza che serve a muoversi nel traffico.
Parole "Chiave"
Il cuore rosso è del Natale 2006 un regalo di amiche che non dimenticherò mai. Prima che la scritta si cancellasse c'era scritto "Te Voglio Bene, Occhei? Nun t'o Scurdà!" E infatti non lo dimentico....
Lo scudetto della Juve risale invece al 2005 e mi ricorda uno dei tanti viaggi a Torino per far visita ai miei parenti e alla mia squadra del cuore (9 marzo: Juventus-Real Madrid 2-0 Trezeguet-Zalayeta)
Il ciondolo della "3" simboleggia il concerto dei Negramaro a Benevento, sempre nel 2006, serata di un'estate unica.
Il portachiavi del Paris Saint Germain è riferito al viaggio a Parigi del 2010. In promozione con la rete telefonica Orange francese lo distribuivano gratuitamente nei punti della città. Non poteva sfuggirmi.
Infine, il portachiavi dei Puffi del 2011 è un omaggio di una delle persone più importanti della mia vita. Mia zia Carmela.
Tutta questa roba apre la casa in cui vivo dal dicembre 2002: Via Acquafredda 24, Benevento.
Se vi trovate da queste parti fatevi un giro che vi offro un caffè...
FRANCIO