Le vacanze di Natale sono già un lontano ricordo (a proposito, auguri a tutti di un buon 2012), ed è ora di tornare alla vita normale. Quella fatta di giornale, calcio, ma soprattutto università. Questi venti giorni di apnea sono serviti a ricaricare le pile e scaricare la voglia di dolciumi, ma è importante che siano trascorsi. Una mia prof delle superiori lo diceva sempre: "se le vacanze non finissero mai, non si chiamerebbero più vacanze". Ecco, quindi becchiamoci di nuovo le notti insonni a scrivere, e le fredde sveglie mattutine per raggiungere l'ambita Campobasso.
E' martedì 10 gennaio il giorno fissato per la ripresa del corso di Teorie e tecniche dei nuovi media, e la casualità vuole che Marika viaggi con me avendo perso il pullman del giorno prima per raggiungere Chieti. Per farlo deve effettuare scalo a Campobasso, che presumo sia innevata, da quanto mi avevano riferito più persone il giorno prima.
Sono le 6.35 del mattino, e a Benevento fa un freddo cane. Arrivo alla stazione, faccio il biglietto, saluto Marika, prendo la sua valigia e la carico nel bestione. Tra me e me penso "speriamo di arrivarci, perchè se qui fa freddo, lì avrà fatto una bufera di neve". Per fortuna mi sbaglio.
Il viaggio è un mix di sonno e musica, oltre che di chiacchiere. Non è che capiti tutti i giorni di viaggiare con la tua ragazza per raggiungere l'università (a meno che lei non frequenti i tuoi stessi corsi...). Sembrava volessimo fuggire lontano dal recente passato e non che ci stessimo dirigendo verso i corsi. Ciao dolci, arrivederci pandoro, buone cose panettone. Un oceano di saluti.
Verso Sepino il paesaggio inizia a tingersi di bianco. A Marika la neve è sempre piaciuta e sembra felice di vederla, tanto che sorride. Sia chiaro, non che la neve a me non piaccia, solo che ho ancora davanti agli occhi le scene degli ultimi due anni, quando di questi tempi ero messo costantemente in difficoltà dal ghiaccio molisano. Quando arrivo ho da fare quasi due chilometri a piedi, e so che il tempo che impiegherò per percorrere quel tragitto sarà nettamente maggiore rispetto alle previsioni.
Quando arriviamo va tutto secondo i miei calcoli. Le strade sono ghiacciate, le salva solo un pò di neve che consente di attutire eventuali scivoloni. Saluto Marika che parte per Chieti e vado a raggiungere Rossana che mi aspetta qualche centinaio di metri più avanti rispetto al Terminal.
Anche lei come me è preoccupata, oltre che di cadere, di arrivare con notevole ritardo a lezione. Per chi non lo sapesse, a dividerci dall'aula che dobbiamo raggiungere ci sono infiniti saliscendi di una certa pericolosità. Autobus? No, fuori discussione all'andata. Non c'è proprio il tempo materiale. Insomma, dobbiamo avventurarci per lande infinite, non c'è altra soluzione.
Impieghiamo circa quarantacinque minuti per raggiungere la meta, e quando arriviamo il professore ammette che i presenti avevano compiuto una vera impresa arrivando a sedersi tra i banchi. La cosa ci rinfranca, ma ci fa capire ancora una volta quanto sia dura la vita del pendolare.
L'esame è scritto ed inizialmente era previsto per il 18, ma è anticipato al 17 proprio all'ultimo momento (a meno di ulteriori e clamorose sorprese).
L'esame è scritto ed inizialmente era previsto per il 18, ma è anticipato al 17 proprio all'ultimo momento (a meno di ulteriori e clamorose sorprese).
Per quanto mi riguarda, a sei giorni dall'ora X sono indietro di quasi 250 pagine, quindi mi servirebbe Jenkins in persona per inculcarmi nelle vene le nozioni necessarie. Mal che vada, dovesse nevicare, consegnerò... in bianco.
La foto che fa da corredo a questo intervento l'ho scattata a metà strada. Sì, lo ammetto, un pò mi sono divertito.
FRANCIO
...un'esperienza "commuovente" -.-"
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