sabato 26 maggio 2012

Pierre e Monique, due cuori diversi



Monique non è una qualunque. Un metro e settanta di bellezza comune intervallata da occhi pensati apposta per lei. Dal suo volto non traspare alcuna beltà particolare e la sua pelle non emana il profumo delle fate.
Monique è strana. Cambia spesso umore.
E' forse anche questo il motivo per cui Pierre la adora. Già, l'amore supera ogni cosa, dicono. Sono sbalzi strani quelli di Monique. A volte non si cura in volto; non un pò di trucco, un lucidalabbra, un rossetto. Nemmeno un tocco di rimmel. Sono quei giorni in cui il cielo è terso e le nuvole minacciano di lacrimare.
E chissà perchè, ma c'è da dire che Monique sembri avere proprio il fiuto per la pioggia. Un tocco di cipria e spunta l'arcobaleno. Come nei migliori lungometraggi. Come nei migliori libri.
Quando si veste a festa, Monique non diviene una regina per nessuno, eccetto che per Pierre.
A dire il vero Pierre farebbe follie pur di morire insieme a lei. Invecchiare con lei e poi emettere l'ultimo sospiro mano nella mano è da sempre il suo macabro sogno.
 Lui, avvocato di belle speranze, giovane come Di Caprio in Titanic, non aspetta altro che portarla all'altare.
Ma nella Francia di oggi anche sposarsi è divenuto compito arduo. E forse non è nemmeno la Francia di oggi il problema, ad esser sinceri.
Pierre fa un lavoro difficile, impegnativo, ma ben remunerato. I soldi non mancherebbero per tirar su famiglia. Ma il denaro non è tutto.
Monique ha un altro.
Uno che non la ama, che la soddisfa solo sessualmente. Pierre non ne sa niente, sospetta qualcosa, ma forse non gli importa nemmeno granchè.
Ciò che prova per Monique lo sente nel caffè alla mattina e nella camomilla che anticipa le notti di tempesta. Lo annusa nella primavera che arriva, in un disco anni '60 che amava ascoltare suo nonno.
Ha ancora i vinili, Pierre, e quando può sfida il passare del tempo dando una spinta decisa al giradischi.
E' felice, sempre felice. Inspiegabilmente felice.
Amare per lui è l'unica cosa che conta e veder ricambiato il sentimento è solo relativo.
Monique arriva al punto di stancarsi di troppo buonismo. Tutto ciò la fa sentire a disagio e così vuota il sacco e molla tutto. Molla Pierre, molla la monotonia e fugge via con l'amante. Senza dare spiegazioni, preferendo l'ebbrezza della fuga al sentimento.
Sembrano giorni duri, ma il povero Pierre canticchia per le strade di Montmartre "La vie en rose" di Edith Piaf. Niente sembra poterlo far fuori. Neanche un amore non corrisposto.

FRANCIO
Nella foto, lo splendido panorama del quartiere parigino di Montmartre

mercoledì 16 maggio 2012

Sereno, variabile.




Mi immagino disteso su una collina a guardare il mondo.

Sono solo, nessuno può né deve stare con me. Ho voglia di riflettere per due minuti, prima di tornare nel caos che governa la mia vita.

La stabilità, l’umore, l’amore, sono variabili che devono starne fuori. Quello di cui voglio ragionare non lo si tocca con mano e non lo si prova. E’ qualcosa di astratto. 

Più dell'astrazione stessa.

In quei due minuti vorrei parlare a me stesso e alla mia vita per capire quanto sia scontata. Vorrei chiederle se è più scontata lei o un giubbino venduto da un negoziante di periferia. In pieno luglio.

Persone, cose, città che ho visto e conosciuto nel corso degli anni, non sembrano più le stesse.  Ai miei occhi paiono svuotate di ogni contenuto.

Meditare fa bene - dicono – ma meditare troppo può far peggio. E’ un attimo. Cento, forse centoventi secondi.

E’ quello il lasso ti tempo in cui bisogna darsi delle risposte. Andare oltre potrebbe voler dire entrare in vortici che neanche l'immaginario concepisce.

E'  questo che bisogna evitare. Bisogna suonare, cantare. Suonarsele e Cantarsele. E perché no? Qualche volta, suonarle e cantarle a qualcuno, che non fa mai male.

In questi tre minuti che state dedicando alla lettura, vi invito a fermare i vostri pensieri e raggiungere la vostra collina.

Pensateci. Niente di tutto quello che vi circonda è scontato. Sono scelte, le vostre, che nel bene e nel male stanno dando un senso alla vita che vivete.

Non è scontata la connessione ad internet che state utilizzando per visualizzare queste righe, non è scontato avere gente al proprio fianco, e quindi non è scontata nemmeno la solitudine, che a volte serve per vivere meglio.

Ma io non amo la solitudine. Non particolarmente.

Amo cantare e stare in compagnia. Amo scrivere.

Qualche minuto prima che buttassi giù tutto ciò, mi è capitato di imbattermi in un blog di un’amica. No, non simile al mio, perché lei si esprime in modo sublime.

 Vi lascio con queste sue poche parole che faccio immediatamente mie.

“E non so se è meglio vivere che scrivere. So che scrivo perché forse non so vivere”

Niente di meglio per iniziare un bel ragionamento. Di centoventi secondi, non uno in più.

FRANCIO