sabato 7 settembre 2013

Quattro chiacchiere con l'assassino





A 23 anni ho ragione di credere che l'amore sia solo un'invenzione di chi odia la matematica. Magari a trenta cambierò idea e a quaranta mi ricrederò totalmente, tutto dipenderà da che piega prenderanno le cose.
I matematici adorano la soddisfazione, l'adrenalina che segue la scoperta di un risultato. Un po' come gli scienziati, i geometri e gli architetti. Chi odia i numeri ama l'amore, ma non è detto che chi ama l'amore debba per forza di cose odiare i numeri. E' il frutto di un assioma contorto, di un'equazione diversa dalle altre perchè comprende al suo interno il sentimento.

Mettiamo che l'amore l'abbia inventato Dio, come umana consuetudine vuole e come divini scritti impongono di credere. Beh, non doveva avere una buona media al Liceo quello là. Chissà quanti corsi di recupero avrà fatto prima di diventare Dio. Chissà quanti esami ripetuti prima di sbandierare ai quattro venti la sudata laurea.

L'amore corrode, ti spacca dentro, rispecchia bugie facendole sembrare verità e ti tratta come un cretino. Ci sono casi in cui arriva quando avevi smesso di attenderlo, dandoti l'illusione di poter restare a lungo. Poi magari va via, ti lascia dapprima attonito, in seguito ti fa sorridere, infine ti strappa una promessa: "Ritornerò".

E ritornerà, sì che ritornerà. Ritornerà in altre persone, altre forme, altri sorrisi, altri atteggiamenti. Ti spalancherà le ante della finestra che affaccia sul mare mostrandoti l'infinito orizzonte. Ti farà sentire come la ginnasta che sapeva volare, Nadia Comaneci. Alle Olimpiadi di Montreal del '76 fu perfetta come nessuna era ne' sarebbe mai più stata. Dieci, dieci, dieci, dieci, dieci, dieci.  La giuria le diede sei volte dieci, ma in quel caso il dieci non era un numero. Era amore. E i numeri con l'amore non hanno niente in comune.

Frà