lunedì 11 novembre 2013

"Dal face to face a Facebook..."



Ricordo di una ragazza al primo anno di Università, a Campobasso. Aveva una certa vitalità ed una predisposizione innata a risultare anticonformista agli occhi di noi altri. Confessò apertamente -  durante una lezione di Sociologia e davanti ad un'aula gremita  - di non possedere il computer e di essere totalmente indifferente all'uso dei social network. 

Ora vi sarà facile immaginare la reazione dei presenti, professore compreso, davanti ad una dichiarazione simile. Ci fossimo trovati ad una riunione degli alcolisti anonimi o ad una sagra enogastronomica la stranezza non sarebbe stata neppure messa in conto. In realtà eravamo nell'Aula "120" di Viale Manzoni, e per giunta ad una lezione di Sociologia della Comunicazione. Insomma: lì il computer o ce l'hai oppure sei strano. 

Sono trascorsi quattro anni e ricordare quell'episodio mi fa ancora un certo effetto. Innanzitutto mi fa presente che sono indietro di brutto con la tabella di marcia relativa alla laurea, ma il nocciolo della questione è rappresentato dal fatto che non ricordi nemmeno il nome di quella ragazza. E non è una dimenticanza giustificata. I nomi dei nostri contatti virtuali, dopotutto, ce li sbattono in faccia i Social. Mica ce li ricordiamo perchè abbiamo un'ottima memoria.

Da quel pomeriggio piovoso molisano, comunque, Facebook ha preso sempre più piede nelle nostre vite e nella mia in particolare. E da quando è arrivato il mio primo smartphone (all'epoca avevo ancora il "vecchio" Nokia N95) sento che la mia esistenza è stata rivoluzionata in modo decisivo. L'umanità che sentivo parte integrante della mia persona è andata via via smarrendosi. Buona parte dei rapporti umani che componevano la mia quotidianità si sono sgretolati per far spazio a finte relazioni virtuali, utili solo illusoriamente a conoscere bene qualcuno. 

Non mi sento schiavo della tecnologia, mi sento più che altro schiavo di quella parte di me che non può farne a meno. Quante persone avvertirebbero la nostra mancanza se non fossimo su Facebook e What's App? A quanti interesserebbe davvero di noi, del nostro lato umano? Quanti vorrebbero conoscerci realmente, al di fuori della sfera virtuale? E poi... vi è mai capitato di uscire con una o più persone e scoprire che queste preferiscono guardare il cellulare e chattare con chi non c'è anziché dialogare di persona, guardando negli occhi l'interlocutore?

In un pomeriggio senza redazione, comunicati stampa, articoli e play station, pensare ad un mondo senza mostri come Facebook e la tecnologia 2.0 in generale è stato quanto di più produttivo sia riuscito a fare. La cosa buffa è che tutto sia partito da quella lezione di un po' di tempo fa nell'Aula 120 e che sia strettamente collegato al titolo del mio tema all'esame di maturità: "Dal face to face a Facebook: cambia il modo di comunicare". Ora come ora, con un po' di esperienza in più, correggerei la seconda parte. 
Non è cambiato solo il modo di comunicare, è cambiato il modo di vivere


Frà