mercoledì 17 ottobre 2012

La chiave del passato



Correva il tempo del mio primo addio. Spensierato, stralunato e nostalgico. 
Il 2002 non mi riservò solo il balordo golden gol del coreano Ahn, l'arbitro Moreno impazzito e la prima vera cotta. Fu quello l'anno in cui dovetti salutare il mio passato per la prima volta.

Poche cose segnano una rivoluzione nelle nostre vite. Certo, il matrimonio, la nascita di un figlio, il superamento di una malattia, la ricerca di un lavoro e la perdita di una persona cara sono sicuramente in cima alla lista, ma stavolta vorrei parlare di altro. Più precisamente, di quello che tutti di comune accordo definiamo "trasloco"

E' curioso come a distanza di anni mi venga in mente di fotografare le mie chiavi di casa e "incollarle" sul blog. E' curioso  pure il fatto che osservandole per bene non mi sembrino poi così vecchie. 
Ricordo ancora il giorno in cui uscendo dall'abitazione dei miei nonni l'osservai per l'ultima volta come se fosse casa mia. 

Ricordo che quando entrai nella vecchia Nubira di papà, sul balcone accanto al nostro c'era la signora Zara, inquilina del primo piano nonchè persona di riferimento della mia infanzia. Quasi si commuoveva e io non capivo perchè. Avevo dodici anni e non stavo certo partendo per l'Afghanistan.

Alzai la mano per salutarla. Non riesco a dire quale delle due mani fosse perchè nell'altra stringevo l'inseparabile Game Boy, causa sbattimento per cercare un "Pokemon raro" (la moda lo imponeva...).

Lei, la signora Zara, ricambiò. Lo sapeva bene che niente sarebbe stato più come prima per entrambi. Io ancora no.

Sul balcone di sinistra, il "nostro", c'era mia nonna. Ho un'immagine chiara dei suoi occhi lucidi. Era quasi disperata quando i miei, un anno prima, le dissero che avremmo cambiato casa per trasferirci in periferia. 

In quegli occhi c'era il rimpianto di tutte le volte che zoppicando mi rincorreva per tenermi a bada. Era claudicante, ma dietro le sue passeggiate balbuzienti si celava il sapore romantico delle poesie di Neruda.

Avevo due, tre, poi cinque, dieci anni. Mi aveva visto crescere e tirato su quando mia madre si sparava duecento chilometri al giorno per andare ad insegnare in un paesello del Molise sperduto da Dio e dal mondo. Mi sembra che si chiamasse Civitacampomarano, ma di questo parlerò un'altra volta.

I nonni, la vecchia casa, il mio passato. Di tutto non posso che conservare ricordi ed insegnamenti che mi stanno spingendo verso la vita da grande. 
Tutti i giorni, tornando da scuola, prendevo dal divano il Corriere dello Sport che mio nonno aveva appena comprato. Potevo restare ore a leggerlo dalla prima all'ultima pagina (a volte saltavo anche i compiti, ma non ditelo a nessuno) e credo che sia stato questo, insieme alla visione di un cartone animato come Tin Tin, a condurmi a piccoli passi verso il sogno di fare il giornalista. 

Oggi, mentre ero impegnato a studiare il libro di storia, ho preso il mio cellulare di ultima generazione (se lo vedesse nonna chissà cosa direbbe...) e mi è venuto l'impulso di scattare una foto. Non so perchè, non so per come, non so nemmeno cosa aprano davvero. Se spalancano le porte di casa mia o della casa di qualcun altro. 
Di certo, oggi, sono state necessarie per accedere alla mia "Camera con vista". 

A dicembre saranno dieci anni che non vivo più al numero 4 di Via Cosimo Nuzzolo, ma quel giorno fatto di saluti e di addii sembra passato solo da qualche settimana. Il Game Boy viola adesso è nel cassetto, insieme al sogno che un giorno questi ricordi possano darmi la forza che serve a muoversi nel traffico. 



Parole "Chiave"
Il cuore rosso è del Natale 2006  un regalo di amiche che non dimenticherò mai. Prima che la scritta si cancellasse c'era scritto "Te Voglio Bene, Occhei? Nun t'o Scurdà!" E infatti non lo dimentico....
Lo scudetto della Juve risale invece al 2005 e mi ricorda uno dei tanti viaggi a Torino per far visita ai miei parenti e alla mia squadra del cuore (9 marzo: Juventus-Real Madrid 2-0 Trezeguet-Zalayeta)
Il ciondolo della "3" simboleggia il concerto dei Negramaro a Benevento, sempre nel 2006, serata di un'estate unica.
Il portachiavi del Paris Saint Germain è riferito al viaggio a Parigi del 2010. In promozione con la rete telefonica Orange francese lo distribuivano gratuitamente nei punti della città. Non poteva sfuggirmi.
Infine, il portachiavi dei Puffi del 2011 è un omaggio di una delle persone più importanti della mia vita. Mia zia Carmela. 

Tutta questa roba apre la casa in cui vivo dal dicembre 2002: Via Acquafredda 24, Benevento. 
Se vi trovate da queste parti fatevi un giro che vi offro un caffè... 

FRANCIO

venerdì 12 ottobre 2012

Un angelo col ciuffo



Danza fluttuando nella polvere dei sogni,
sembra un angelo col ciuffo e con le ali ben nascoste.
Esprime sornione la voglia di vivere a tutto tondo
e assapora le gesta di un'esistenza ancora da godere.
Tra le mani stringe un pallone che è un mappamondo
e così tiene in scacco passato, presente e futuro: nelle sue grinfie.

Lo ricordo ancora bambino vincere le sue prime battaglie
ma è avviandosi alla vita da uomo che riscopre valori mai persi.
Il bacio alla mamma, la carezza alle mani ruvide del papà,
un abbraccio sentito a chi da lassù gli indica la strada.
E' tutto in quegli occhi brillanti pieni di vigore.
Guai a chi li spegne. Guai a chi ne guasta il sapore.

Il mio giorno senza lui è un gelato caldo,
una macchia di caffè in una tazza di latte.
Serve poco, quasi niente, a strapparmi la gioia;
osservarlo è quel che basta per perdersi beatamente.
E' uno specchio di me nei momenti profondi.

Forse non lo sa, ma saremo per sempre fratelli di sangue.


                                                                                                         FRANCIO





mercoledì 10 ottobre 2012

Ci siamo cascati tutti...!



Lasciate che vi spieghi cosa è successo.

Mettiamola così: un pomeriggio di ottobre non potrà mai essere un pomeriggio come tutti gli altri. 
Non a caso ne avevo già parlato un paio di "post" fa, e il messaggio era chiaro: l'autunno è un'altra cosa.
Sono certo che Arisa mi capirà (ne approfitto per salutarla perchè è mia assidua lettrice). Sì, sono sicuro che comprenderà le buone intenzioni del mio tentato plagio al titolo di una sua canzone che mette i brividi, un po' come la sua voce. In fondo ci azzecca no?

Ma bando alle ciance. 

Erano più o meno le tre quando mi sono sono uscito un attimo sul balcone della mia camera e mi sono messo a riflettere. Non ci ho perso molto tempo, diciamo quel tanto che basta per mandare in tilt un cervello che ultimamente gira a vuoto. 
"Camera con vista" ha ancora senso di esistere? E' questa la domanda che mi sono posto.
Il perchè è presto spiegato: qua sopra rifletto, cerco di ragionare prima con me stesso e poi con gli altri. E' una specie di zona franca, di giardino pubblico in orario di chiusura , quando tutti scappano perchè temono di restare chiusi dentro. Ecco, quando sono quassù vedo i miei pensieri scappare, proprio come fanno le persone quando il custode del parco sta per serrare il cancello.
Il mio compito è quello di inseguirli e di richiamarli all'ordine come una maestra delle elementari bacchetta i suoi bambini. 

Parto da un presupposto: chi mi sta leggendo lo fa perchè vuole, e questo in tempi di dittatura intellettuale è già un ottimo risultato. Chiamatela pure fiscalità, ma è proprio in ciò che è racchiusa la voglia di continuare a raccontarvi della mia vita, delle mie passioni e - perchè no - delle botte che quotidianamente mi riserva il mio essere "Francio".

Continuerò a raccontarvi di come Lei pensa che quello che provo sia frutto di uno "scherzo passeggero". E poi di me, che sorrido al solo pensiero che possa pensarlo (scusate il gioco di parole!). 
Mi lancerò ancora in stupide metafore, sinonimo di una mente, la mia, che niente ha a che vedere con l'ordinario (nel bene e nel male. Anzi, soprattutto nel male!).
Vi farò fare un viaggio nei miei ricordi più belli, ma anche in quelli più dolorosi. Perchè non sempre la vita è fatta di sorrisi e bel gioco. Spesso ti punisce in casa su rigore o addirittura in contropiede.
Parlerò delle persone e delle cose che mi regalano emozioni. 
Scriverò canzoni, poesie, filastrocche e barzellette, ma di certo non riuscirò a stare fermo.

E lo confesso: quel pomeriggio, dopo aver pubblicato il post, mi sono divertito tanto.
Come? No, no, no. Non siete gli unici ad esserci cascati. Guardate che ci ero cascato anche io.

Io per primo avevo pensato di spegnere la luce, chiudere finestre e tapparelle e far calare il buio su questo splendido posto al confine tra realtà e immaginazione.

Poi ho pensato: "perchè mai chiudere la finestra mentre qualcuno a cui tieni ti sta citofonando?"

E tutto è durato un solo attimo. 

Giusto il tempo di ricordarmi che sono Francio e che senza scrivere, proprio non ci so stare.


FRANCIO