mercoledì 20 giugno 2012

Il coraggio di una rinuncia



Rinunciare è un verbo che proprio non mi va giù. Equivale un po' a mollare, e mollare è un po' come morire. Quando molli muoiono le tue idee, i tuoi ideali. Muori tu.
Non una morte fisica, ma morale. Ad esser sincero non posso dire quale delle due sia peggio, ma non nego di essere morto e risorto moralmente almeno cinque volte negli ultimi cinque mesi. E non è una bella sensazione.
La rinuncia è qualcosa che va aldilà della non accettazione. La rinuncia è un rifiuto categorico di qualcosa che si può avere e che in alcuni casi già si ha in tasca. Ci si disfa di quella cosa per un motivo, giusto o sbagliato che sia. Sono quelli i momenti in cui ti trovi davanti ad un bivio, con l'orologio in mano, ad osservare lo scorrere veloce delle lancette. Una scelta va presa, e non puoi tirarti indietro. Ci siete tu e il tuo pupazzo di peluche. Sì, proprio lui, quello che segna il confine tra il tuo essere bambino ed il diventare uomo. Quello che, se vuole, può prendere vita e darti una lezione di stile mostrandoti cosa sia la tenerezza.
Già, la tenerezza.
Siamo sicuri che serva ancora tenerezza a questo mondo? Che fine fanno i teneri? Non sono forse nello stesso girone dei galantuomini? Aspetta, com'è che si chiamava? Giusto, il girone dei delusi. Un girone di ferro, altro che quello dell'Italia ad Euro 2012.
Bisogna essere fermi.
Se quel pupazzo di peluche vi guarda con aria dolce, non statelo a sentire e azionate il cervello. E' così che si affrontano le situazioni più dure, le più ambigue.
Io il cervello non lo faccio funzionare mai: ho sempre preferito il cuore. Ma è ora che cuore e cervello inizino a vivere in simbiosi anche dentro me, come in ogni essere umano. Il peluche dei sogni spezzati mi fa un baffo. Ora come ora resta al bivio.
E non importa nemmeno la mia direzione. Non è quella che segna i tratti del viaggio. Ad esser sincero , per dirla proprio tutta, non mi importa più neanche la compagnia. Gli amici vanno e vengono, e i punti fermi di questa tormentata esistenza sono sempre meno. Ogni giorno che passa.
Al bivio ci lascio anche un anno di sudore, di carte stampate. Miliardi di caratteri, milioni di parole, centinaia di fogli. Al bivio ci lascio un pizzico di passione, che è sì importante, ma non quanto il rispetto.
E così mollo qualcosa anche io, insieme al peluche.
Mi addentro in lande sconosciute verso la vita da uomo.

FRANCIO