venerdì 1 febbraio 2013

Il dolce respiro di una fotografia



A far capolino tra i libri di Storia Contemporanea ed il mio nuovo computer non è altro che una fotografia. Emerge dal nulla come un cammello nel deserto o un albero in fondo ad una strada sterrata.
E' uno degli scatti a cui sono legato di più, tanto è vero che è forse l'unico reperto che ho deciso di incorniciare e a cui fornire il giusto risalto. Si riferisce ai quarant'anni di mia madre, 16 agosto 2000.
A Castelpagano -  paese al confine con il Molise -  in quel periodo dell'anno si respira sempre un'aria fresca, ben diversa da quella a cui siamo abituati in città.
Come ho già scritto in passato su questo blog, Castelpagano è il paese dei miei nonni, conta meno di duemila abitanti e gode di un'età media avanzata che probabilmente lo condannerà ad un ulteriore svuotamento nei prossimi anni. Ma non è del paese che voglio parlare. Stavolta preferisco concentrarmi sulla foto.

Quando sfoglio l'album dei ricordi provo sempre sensazioni particolari. Innanzitutto penso ai momenti vissuti insieme alla mia famiglia, alcuni dei quali conservo ben impressi nel cuore e nella mente. Poi mi rendo conto che ho avuto da sempre la fortuna di far parte di un gruppo unito, che ha remato continuamente nella stessa direzione tenendo un gran ritmo. Più passa il tempo e più capisco che non è una cosa da poco perchè non tutti hanno la mia fortuna.  
Per fare un esempio banale, teoricamente io sarei figlio unico da quasi ventitrè anni ma nella pratica questa cosa non l'ho mai avvertita. Il perchè è spiegato anche da questo scatto. Quattro sorrisi sinceri di quattro persone fondamentalmente diverse.

A sinistra rispetto a mia madre c'è Gianmarco, il mio cugino più "famoso" per peripezie, avventure ed incidenza. Lui nel duemila aveva appena quattro anni. Cosa volete che ne capisca di una foto un bambino di quell'età? Eppure sorride, abbraccia mamma e si presta al gioco. Dall'altra parte c'è Floriana, altra mia cugina, tre anni più piccola di me. La conosco abbastanza per sbilanciarmi: da come guarda l'obiettivo mi viene da pensare che chi aveva in mano la macchina fotografica stesse facendo una battuta che le piacesse. Flo ha un umorismo diverso dal mio, si è sempre distinta. Ride solo per battute serie (ecco perchè raramente riesco a farla sorridere...). Devo riconoscere che chi aveva sparato la sua "massima" in quel momento aveva fatto bingo perchè Flo sembra abbastanza soddisfatta...
Quanto a mia madre, ho sempre avuto un debole per lei. Chiaro, non solo perchè è mia madre. La ritengo davvero una persona eccezionale, soprattutto vista con occhi esterni. A volte mi piace osservarla senza partecipare attivamente alle sue azioni e me ne rendo conto.  Un po' premurosa (va detto, non solo con me) ma sempre gentile ed aperta con tutti, talvolta sbagliando. Credo che questa sia la caratteristica di chi ama la vita in tutte le sue sfaccettature. A quarant'anni sei a metà del viaggio e inizi anche a guardarti indietro. Quel giorno lei era felice, lo ricordo perfettamente. E se arrivi felice a quarant'anni, non puoi fare a meno di sperare che quelli successivi saranno migliori dei precedenti...

Ecco, la speranza - di cui mi nutro quotidianamente - me l'ha inculcata lei. Spesso sperare mi mette in difficoltà, ma da quello che so se non accompagni questo elemento con delle azioni, non serve a niente. Insomma, la speranza è come l'insalata. Va accompagnata con un po' di condimento, altrimenti hai voglia ad aspettare che prenda sapore...

Chiusa questa breve parentesi, quasi dimenticavo di parlare di me. Del "me della foto".  Rido anche io, con un sorriso da pagliaccio (stavo già imparando ad esserlo nonostante i miei dieci anni...). In realtà, a parte i capelli e qualche dente che ho sostituito, non sono cambiato di molto. Un eterno Peter Pan che crede ancora nell'Isola che non c'è... 


FRANCIO
















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