mercoledì 13 febbraio 2013

Ho lanciato una bustina a papà...




(... e l'ho reso felice).
No, tranquilli. Nessun esame, nessuna laurea, nessun premio o articolo di "successo". Devo ammettere che è servito molto meno di una pila di libri da studiare per far sorridere papà. Per vedere nei suoi occhi la stessa luce che sprigionavano quando era bambino lui e quando lo ero io.
Ho sempre ritenuto che sui sorrisi non si può barare. Quando sorridi per finta lo si vede subito. Quando invece sei sincero non solo cambia la tua faccia, ma anche la tua anima.

Ieri sera mamma e papà erano andati a fare visita a zia Carmela e io e il mio raffreddore li abbiamo raggiunti un'oretta dopo. Prima di parcheggiare definitivamente la macchina di fianco al portone, ho deciso di fare tappa all'edicola accanto per comprare dieci pacchetti di figurine.
Lo so, alla mia età andrebbero  di moda le sigarette, ma una settimana fa, a tarda sera, scovai papà che quasi di nascosto incollava i "Calciatori" sul suo nuovo album. Quando mi vide non aveva una faccia tranquilla; reagì come se lo avessi scovato con le mani nel barattolo di marmellata.
"Ma che stai facendo?"  - gli chiesi ridendo. "Niente, stavo vedendo una cosa...". Questa la sua risposta. Decisamente balbettante.

Sarò anche un po' imbranato ed impacciato, ma non così scemo. Capii fin da subito che stava iniziando la raccolta e che aveva intenzione di rivivere le emozioni del tempo che fu.
Quando ero bambino mi riempiva di pacchetti. Me li faceva trovare la mattina sotto al cuscino e la sera a cena sotto al piatto. Io ero contentissimo di scartare, anche se i calciatori li conoscevo a stento. Quando sei bambino  - ma anche adesso, nel mio caso - non vedi l'ora di scartare pacchi o regali. E' una cosa che ti gratifica.

C'è da dire che negli anni Novanta le figurine costavano molto meno rispetto ad oggi, quindi ci si poteva anche sbizzarrire, in un certo senso, comprandone in quantità davvero maestosa. Ora sto capendo che probabilmente io ero solo la giustificazione di quel giochino. Che non ero altro che il ponte tra il suo passato, il suo presente ed il suo futuro. Una cosa bestiale. Fantastica, al solo pensiero.

Tornando a ieri sera, dopo aver salito le scale insieme a Floriana ed averlo trovato sul divano a guardare la televisione con mamma e zia, ho deciso di lanciargli una bustina.
Così, all'improvviso. Proprio come faceva lui una quindicina di anni fa.
Tutto d'un tratto i suoi occhi erano identici ai miei un decennio e mezzo fa. Stesso discorso per la sua reazione:

- "Ma come Francè? Una sola?".


 - "Sì, sì, sì... una sola papà..."


Le altre nove gliele darò piano piano.
"Una alla volta. Altrimenti non c'è sfizio, dai...".
Me lo diceva sempre, quando ero un marmocchio. Ora sono clamorosamente io a ricordarlo a lui.


FRANCIO










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