lunedì 7 gennaio 2013
Tornare a vivere
Il sette gennaio, per antonomasia, è il giorno dei ritorni dolorosi e delle partenze strazianti. Sono sempre stato convinto che il nuovo anno cominci oggi, nel primo vero giorno di una serie lunga 365 chilometri.
Dal primo al 6 gennaio si vive in un limbo, in una sorta di parentesi che si apre con una bottiglia di spumante e si chiude con il volo di una befana tra le nuvole dei ricordi. Ognuno di noi sa, il sette gennaio, che sta rinunciando a qualcosa. Ognuno di noi conosce che sta per andare incontro a nuove sfide, nuovi traguardi, nuove ambizioni. E' il punto in cui un vecchio volume viene chiuso e si comincia ad accarezzare la copertina di un libro ancora tutto da scrivere.
Ne ho scrtti circa ventitrè, io. Alcuni più interessanti, altri meno. Alcuni ricchi di spunti, lacrime, gioia e sentimento. Altri colmi di speranze disilluse, di sogni infranti. Dei noir veri e propri che meriterebbero addirittura di essere chiusi in uno scatolone in soffitta. La ragione per cui li tengo ben in vista sullo scaffale è data dal fatto che è stato grazie alle cadute, alle difficoltà ed agli ostacoli che sono divenuto più forte e fiero di me.
Il sette gennaio, dicevo, lancia sempre una sfida. Sembra ieri quando questa era rappresentata dalla pagella scolastica, un cruccio più che altro dei miei genitori che speravano di non essere delusi a primavera. Poi la pallamano, con il campionato under 14 e poi con quello under 16. Perdevamo sempre, eravamo scarsi, ma il sette gennaio mi alzavo e dicevo "quest'anno una partita riusciremo a vincerla". Ce l'avremmo fatta qualche mese dopo, con le dovute difficoltà. E avremmo festeggiato come se avessimo vinto i Campionati del Mondo.
Gli anni, poi, sono passati veloci. Dice bene chi sostiene che dopo i diciotto, dopo la scuola, quasi perdi il senso delle misure e del tempo. Il prossimo 4 aprile ne chiuderò 23 e quasi non mi sembra vero che ne siano passati già 5 da quando sono diventato maggiorenne e da quando ho iniziato a guidare. Sarà che adesso io e la macchina siamo pappa e ciccia, ma non credevo di condurla da così tanto tempo. E a volte ho la sensazione che sia lei a guidare me.
Così come sono passati veloci gli anni, sono mutate anche le tendenze, gli obiettivi e gli stimoli. Quelli del nuovo anno riguardano meno gli altri e più me stesso. Ho bisogno di capirmi, conoscermi e mettermi in gioco. Nel lavoro come nella vita. Solo qualche giorno fa ho ritirato il tesserino di giornalista, un altro traguardo tagliato dopo mesi di sforzi e che ho intenzione di trasformare in un nastro di partenza. L'amore arriverà, nel 2013 o quando sarà. Uno come me ne ha bisogno come il pane ma ho deciso di non farmene un assillo. Ho sbagliato troppe volte in questo campo e perseverare sarebbe diabolico. Come? Manca la fortuna? No, lasciamo perdere... mi basta quella di avere accanto persone vere. E poi lo sapete che con la Dea Bendata ho una relazione a dir poco complessa.
Obiettivo: Tornare a vivere. Fare ciò che non ho fatto negli ultimi mesi. Magari farlo con una laurea in più, un microfono in pugno ed il sorriso mio e di chi mi è accanto eternamente stampato sulle labbra. Ecco, così non sarebbe male...
La foto si riferisce ai 18 anni di "Sarita" Palmieri (11/11/2010), carissima amica attualmente impegnata a saltare con i canguri nella lontana Australia. Lei ha svoltato più di ogni altro, io spero di raggiungerla presto nel club della "gente con le palle".
Francio
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento